Il tempo passa, e le cose cambiano, commenta Marco. Ma non tutte le cose. Nella sua vita Marco Mazzuka non ha mai abbandonato il "suo" quartiere. Ha vissuto prima in via Asmara, poi a corso Trieste, e nel curriculum della sua istruzione scolastica rientrano gli istituti storici del territorio. Dopo la laurea in Medicina e la specializzazione in Odontoiatria, nell'84 avvia il suo studio dentistico in via Panaro e ora, dopo anni di esperienza, si augura che suo figlio scelga di seguire le sue orme.

"Mia madre mi portava sempre al parco Nemorense, e il dettaglio che ricordo più nitidamente è la grande fontana di marmo che si trova vicino al bar. Allora mi sembrava così maestosa! In tempi più recenti sono tornato in quel parco con mio figlio. Solo grazie a lui ho vissuto di nuovo, ma con altri occhi, i luoghi che frequentavo da bambino". Ora la sua vita è scandita dagli appuntamenti con i pazienti, ma Marco non ha perso l'entusiasmo per le piccole cose. "Quando posso, scappo e vado a correre nel polmone più importante del nostro quartiere, Villa Ada".

Sono nato e cresciuto in questo quartiere. E l'ho sempre vissuto a pieno, dall'infanzia ad oggi, passando per tutte le fasi della mia vita". Marco Mazzuka è un dentista e ha da sempre lo studio medico in via Panaro. La sua vita e i suoi ricordi sono costellati dalle immagini del Trieste-Salario che cambia. Tanti gli episodi cruciali che hanno segnato il quartiere e il suo immaginario. Primo fra tutti, l'innaugurazione della Standa di corso Trieste, oggi Oviesse. "Era la fine degli anni Sessanta, e fu il secondo grande magazzino aperto nella zona dopo l'Upim di viale Libia, che c'era già da anni. In un'epoca in cui i grandi centri commerciali ancora non esistevano, fu una grande novità!". Marco ricorda il quartiere in fibrillazione per l'evento, e quelle grandi costruzioni che, ignorate inizialmente, cominciarono ad essere sempre più apprezzate dai cittadini. Sono gli stessi anni in cui, insieme ai suo amici, farà tappa fissa nella pizzeria La Gazzella di via Bellinzona, "l'unica della zona, con il pizzaiolo che ripiegava le pizze in due impacchettandole con la carta". Non molto tempo dopo, nel 1975, un tragico fatto di cronaca nera sconvolgerà Marco ragazzo, il Trieste-Salario e l'intera città: "Quando riconobbi un mio compagno di scuola del San Leone Magno nella foto della prima pagina del Messaggero come uno degli esecutori materiali del massacro del Circeo, fu un vero colpo. Una storia così cruda e violenta è difficile da dimenticare - sottolinea - Edoardo Albinati, all'epoca nella mia classe, ha ripercorso le vicende e le emozioni di quegli anni nel suo libro La scuola cattolica". Nel racconto di Marco sfilano volti, suoni, ricordi. Così alla grande Storia se ne aggiunge un'altra, più intima e privata. "Quando ero bambino, io e i miei amici stavamo sempre in strada. Le macchine erano pochissime, nel quartiere transitavano solo filobus e tram".

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